Il giornalismo affronta oggi la sua crisi più grande. Le vendite
dei giornali sono in caduta libera dal 2008, anno nel quale è stato anche congelato il turnover nelle redazioni. A questa emorragia di copie cartacee si affiancano
altre ferite: una crescita debolissima del digitale, una concorrenza feroce di
Google e dei social network nella raccolta pubblicitaria, la diffusione
illegale dei giornali in pdf su Telegram.
Coronavirus, vendite e copie pirata su Telegram
Con il coronavirus, la situazione è precipitata: si registra sì un
boom di clic sui siti dei quotidiani, ma i ricavi dell’online sono una briciola
rispetto alle spese fisse di giornali che hanno conservato la struttura aziendale
degli anni ’80. L’isolamento ha inoltre ridotto drasticamente il numero di
persone che scelgono di recarsi in edicola tutte le mattine, contribuendo a
spostare online la ricerca delle notizie. Con l’esplosione di un fenomeno
odioso quale la condivisione gratuita dei giornali in formato pdf sui
gruppi Telegram.
I furti dei giornali in formato digitale, e la
diffusione delle copie pirata, hanno raggiunto numeri così elevati che la Fieg, la Federazione italiana editori giornali, ha chiesto ad Agcom
la sospensione della piattaforma di messaggistica. La condivisione gratuita dei
pdf con i numeri completi dei quotidiani e delle riviste comporta una perdita
per i giornali che supera i 670mila euro al giorno: occorrono subito azioni
concrete per ripristinare la legalità, salvaguardando un settore in sofferenza
da anni. Fatto questo, sarà però necessario avviare una seria riflessione sulla
crisi del giornalismo, che ha radici antiche e indipendenti rispetto alla crisi
del 2008 e alle copie rubate.
Il giornalismo secondo Oriana Fallaci
«Sa, i miei rapporti con
il giornalismo sono sempre stati difficili. Oserei dire dolorosi. Ai miei occhi
il giornalismo non ha quasi mai corrisposto all’idea platonica che ho di tale
mestiere. E sebbene a lui abbia dedicato la maggior parte della mia esistenza,
sebbene a lui debba il privilegio d’aver vissuto come un tarlo dentro la Storia
della mia epoca, io mi sento più a mio agio nella solitudine della letteratura».
Così si racconta Oriana Fallaci nel 2004, nelle prime pagine dell’ultimo libro
scritto prima di morire, "Oriana Fallaci intervista sé stessa - l'Apocalisse".
In questo, e in altri suoi testi, Fallaci tratteggia un
giornalismo macchiato dalla superficialità, dalla ricerca del titolo ad ogni
costo, dall’ideologia, dall’asservimento al potente di turno, dal matrimonio
con il politicamente corretto. Una malattia che si è insinuata nelle redazioni,
dove l’assenza di un profondo ricambio generazionale, e il mantenimento di
privilegi ormai fuori da qualsiasi mercato, hanno creato un distacco insanabile
tra narrazione e realtà quotidiana.
La fiducia dei lettori
Il giornalismo si è
fatto via via sempre più autoreferenziale, capace di parlare solo attraverso
slogan ciclostilati in proprio e di riproporre vecchi schemi e semplificazioni
che fanno rabbrividire anche il lettore meno colto. Non è raro, nelle riunioni
di redazione, sentir parlar male dei lettori. A volte questo snobismo traspare
serenamente anche negli articoli, dimenticando la lucida analisi di Joseph
Pulitzer: «Una
stampa cinica e mercenaria prima o poi creerà un pubblico ignobile». Non si
raccoglie forse la stessa superficialità seminata per anni?
I giovani giornalisti precari
In questi grandi dinosauri che sono i giornali oggi, lo
spazio per i giovani è l’angolo vicino al ripostiglio. Spediti a caccia di
notizie ogni giorno, i giovani precari macinano chilometri (mai rimborsati) realizzando reportage e
inchieste (pagate pochi euro lordi), che spesso vengono cucinate in modo indegno
prima di essere messe in pagina.
Non riconoscere il proprio articolo, trovarci dentro errori grammaticali mai commessi, scoprire praticamente che la notizia è cambiata, sono esperienze comuni a tutti i giovani collaboratori. E allora sì, la diffusione delle copie pirata è un fenomeno vergognoso e squallido. Ma per salvare il giornalismo non basterà fermare i furti.
Non riconoscere il proprio articolo, trovarci dentro errori grammaticali mai commessi, scoprire praticamente che la notizia è cambiata, sono esperienze comuni a tutti i giovani collaboratori. E allora sì, la diffusione delle copie pirata è un fenomeno vergognoso e squallido. Ma per salvare il giornalismo non basterà fermare i furti.
Il futuro dei giornali
C’è da ricostruire una
fiducia ferita, c’è da raccontare una passione, c’è da sanare un gap fra generazioni
unico nel mondo del lavoro, c’è da cercare senza sosta la verità. C'è da ripensare la struttura stessa dei giornali, senza fingere che si potranno evitare sacrifici. Ma che siano sacrifici per rinascere: il prezzo di questa rivoluzione non può essere pagato solo dai giovani. Bisogna
gridare al mondo che questo è e sarà sempre il lavoro più bello del mondo, un
lavoro senza il quale la democrazia stessa è in pericolo. Si può ripartire, si
deve rinnovare tutto.
(image by MichaelGaida from Pixabay)
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