Ma tu, che cosa vuoi fare da grande? Hai ancora il
coraggio di porti la domanda, una domanda «politicamente scorretta in questo tempo che non ama le scelte»? L’idolo dei nostri anni è
l’indeterminatezza: «Al centro di tutto c’è un ego edonista che vuole
soddisfarsi e che non accetta limitazioni – ha spiegato don Luca Massari nel
nuovo appuntamento con “La quinta direzione” –. La vita è intesa come un foglio
bianco, oppure come un foglio scritto con la penna cancellabile. Ma in questa
indeterminatezza, ad essere precaria diventa la tua storia. In questa
indeterminatezza, in uno scorrere senza una direzione, pesca il consumismo».
Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”.
Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”.
Ripartiamo dalle basi: «Dalla
scelta non si torna indietro – ha messo in guardia don Luca –. Oggi sembra che
tutte le scelte siano reversibili, ma una scelta che mette in gioco la tua vita
ha un’eco profonda e non può non lasciare traccia. Le scelte incidono la nostra
coscienza».
Ma allora come scegliere, se tutto sembra invitarci all’indeterminatezza? Il
motore della scelta è l’emozione, e nell’aria dell’aula magna del seminario
ecco risuonare la canzone “Paracetamolo” di Calcutta: «Quando sentiamo “il cuore a
mille”, come fotografa la canzone, quando avvertiamo “il cielo in una stanza”, citazione
per i più grandi, stiamo provando un’emozione, e l’emozione crea il territorio
propizio alla scelta. Spodestandoci, commuovendoci, ribaltandoci, l’emozione
apre un varco in noi».
Le emozioni, ultimo baluardo di verità che rimane in questa epoca, sono sotto attacco: criticate perché inconsistenti, “non vale la pena seguire i propri sogni, meglio adeguarsi”, o sponsorizzate in forma emoticon, trasformate in una emotività “da luci di Natale”, sensazioncine intermittenti e ben incanalate che ci fanno sentire un po’ vivi, senza farci vivere. Sul maxi schermo compare Checco Zalone: cosa vuoi fare da grande? Il posto fisso.
«Chi cerca un posto che lo preservi, che lo metta al riparo dagli scossoni della vita, rischia di diventare cinico, come “Un giudice” cantato da De André – ha detto don Luca Massari –. Potrà ottenere soddisfazione ai suoi bisogni economici, ma non al suo bisogno di felicità. Abbiamo incontrato Cyrano, il giudice, nel Vangelo Gesù incontra il paralitico: la vera paralisi è l’assenza di un sogno, è aver perduto la capacità di desiderarsi, di pensarsi vivo, proteso verso qualcosa di più grande».
Le emozioni, ultimo baluardo di verità che rimane in questa epoca, sono sotto attacco: criticate perché inconsistenti, “non vale la pena seguire i propri sogni, meglio adeguarsi”, o sponsorizzate in forma emoticon, trasformate in una emotività “da luci di Natale”, sensazioncine intermittenti e ben incanalate che ci fanno sentire un po’ vivi, senza farci vivere. Sul maxi schermo compare Checco Zalone: cosa vuoi fare da grande? Il posto fisso.
«Chi cerca un posto che lo preservi, che lo metta al riparo dagli scossoni della vita, rischia di diventare cinico, come “Un giudice” cantato da De André – ha detto don Luca Massari –. Potrà ottenere soddisfazione ai suoi bisogni economici, ma non al suo bisogno di felicità. Abbiamo incontrato Cyrano, il giudice, nel Vangelo Gesù incontra il paralitico: la vera paralisi è l’assenza di un sogno, è aver perduto la capacità di desiderarsi, di pensarsi vivo, proteso verso qualcosa di più grande».
Il maxi schermo si anima
ancora una volta, con le immagini di un giovane ragazzino di nome Billy: perché
non posso fare il ballerino? Gli occhi di Billy Elliot brillano quando danza: «Non
c’è tristezza più grande per l’uomo di mettere in parentesi la sua sensibilità,
il farsi toccare dalla realtà. Se non sei capace di commuoverti, non puoi fare
scelte vere».
Tra il musicista e il posto fisso abbiamo scelto il musicista. Come non perdere la bussola quando la meta sembra troppo lontana? Quando fare il lavoro che ci accende porta a un precariato che sembra senza fine? «Partire da un’emozione sincera non significa che nella vita non saremo mai chiamati a ridimensionare i nostri sogni, a fare i conti con la realtà concreta. A volte si può essere chiamati a scendere a un piccolo compromesso, rinunciando a parte del nostro sogno lavorativo. Ma non si può mai partire da un compromesso, non si può partire da un calcolo, perché significherebbe abdicare a se stessi. Con il calcolo “costi-benefici” si governa un’azienda, non la propria vita. Il punto di partenza deve essere un’emozione, che va verificata con il dialogo costante con Chi è più intimo a me di me stesso».
Tra il musicista e il posto fisso abbiamo scelto il musicista. Come non perdere la bussola quando la meta sembra troppo lontana? Quando fare il lavoro che ci accende porta a un precariato che sembra senza fine? «Partire da un’emozione sincera non significa che nella vita non saremo mai chiamati a ridimensionare i nostri sogni, a fare i conti con la realtà concreta. A volte si può essere chiamati a scendere a un piccolo compromesso, rinunciando a parte del nostro sogno lavorativo. Ma non si può mai partire da un compromesso, non si può partire da un calcolo, perché significherebbe abdicare a se stessi. Con il calcolo “costi-benefici” si governa un’azienda, non la propria vita. Il punto di partenza deve essere un’emozione, che va verificata con il dialogo costante con Chi è più intimo a me di me stesso».
Non saremo mai soli di fronte agli ostacoli che
incontreremo quando sceglieremo di volare alto: «Pensate a San Francesco
Saverio, che ha sognato tutta la vita di arrivare in Cina per portare anche lì
il messaggio del Vangelo. Quella missione lo accendeva, lo commuoveva, eppure
non ce l’ha fatta.
Trecento anni dopo la sua morte, San Guido Maria Conforti fonderà la congregazione dei Saveriani, missionari chiamati all’evangelizzazione “Fino agli estremi confini della terra” (At 1,8)». E il desiderio di Francesco Saverio, nato da un’emozione profonda e cresciuto nel dialogo con Gesù, prenderà così vita trecento anni dopo, come un seme che smuove la terra dopo il lungo inverno.
Trecento anni dopo la sua morte, San Guido Maria Conforti fonderà la congregazione dei Saveriani, missionari chiamati all’evangelizzazione “Fino agli estremi confini della terra” (At 1,8)». E il desiderio di Francesco Saverio, nato da un’emozione profonda e cresciuto nel dialogo con Gesù, prenderà così vita trecento anni dopo, come un seme che smuove la terra dopo il lungo inverno.
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