“Cappuccetto Rosso non va più bene. La favola con cui
generazioni di bimbi si sono addormentati non genera sogni, ma incubi. E non
per la catartica paura del lupo, ma per l'impianto della storia. Che, si
scopre, è profondamente sessista. Così lo ha giudicato il ministro francese
dell'Istruzione Najat Vallaud-Belkacem, che ha scatenato una vera e propria
caccia alle streghe, con tanto di moderno Indice dei libri proibiti. Sul banco
degli imputati, i manuali scolastici tradizionali. Che a quanto pare sarebbero
pieni zeppi di pericolosissimi stereotipi di genere. (…) La ricerca sulle "rappresentazioni sessiste"
nel primo anno di scuola elementare scandaglia 22 libri per bambini, in cui
solo "il 39% dei personaggi è di sesso femminile". Inoltre i
personaggi femminili sarebbero raffigurati nelle vesti di mamma o alle prese
con i fornelli. Non lo trovate osceno? Sicuramente è meritevole di censura: non
sia mai che un bimbo si faccia delle strane idee.” (dall’articolo di Ivan
Francese, “Bufera in Francia: Cappuccetto Rosso è sessista, proibitelo a scuola”
“il Giornale”, 08/10/2015)
Le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione francese
sulle fiabe classiche sono preoccupanti e sollevano una curiosità: provengono
da una forte ignoranza storica e pedagogica, o sono dettate da una pressione
ideologica? Non è stravolgendo le fiabe più antiche che si racconta la bellezza
del rispetto, del dialogo e della solidarietà ai bambini. Le fiabe
tradizionali, popolari, che discendono dalle opere dei fratelli Grimm, hanno
sempre avuto il dono di calmare le inquietudini del fanciullo, parlando al suo
inconscio a volte tormentato e cullando i suoi sogni. In queste fiabe (ed in
molti racconti moderni per bambini) ci sono già avventure, situazioni, episodi
e personaggi capaci di trasmettere i valori fondanti la personalità dell'uomo.
Tra le righe si trovano già le risposte che il bambino cerca per sconfiggere le
ansie e le paure che lo feriscono. Queste sono le priorità assolute che una
fiaba deve rispettare. I primi anni di vita del bambino sono anni delicati,
fragili, complessi. Non possiamo usarli noi adulti come terreno per battaglie
ideologiche. Il conto, ancora una volta, arriverebbe al tavolo dei bambini. E
sarebbe salatissimo.
Penso che la ministra femminista sia malata di ideologia femminista, sul blog "lafilosofiadelmaterialismoromantico.blogspot.it" ho detto analiticamente cosa ne penso. Una vergogna per la Francia.
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