Crescono sui social le manifestazioni d’odio contro i giornalisti, ritenuti colpevoli della pandemia tanto quanto il virus.
Continua a essere utilizzato, anche se non è più virale, l’hashtag #VaccinoAiGiornalisti, con il quale decine di utenti hanno augurato ai professionisti dell’informazione di subire gli effetti avversi del vaccino, magari ricevendo proprio i lotti AstraZeneca sospesi.
Ma l’astio nei confronti della stampa non ha tregua, e dimostra che il vero problema è un altro: l’allergia alla cronaca.
Venerdì 12 marzo però La Repubblica ha titolato in prima «AstraZeneca, paura in Europa», dando notizia del ritiro dei lotti sospetti da parte di 9 Paesi, ed ecco la nuova tempesta: i giornalisti ora non sono più squallidi servi a servizio delle case farmaceutiche, sono invece complottisti ignoranti desiderosi di sabotare la campagna vaccinale in Italia diffondendo la paura.
Precisazione: alcune testate giornalistiche hanno ecceduto con l’entusiasmo per i vaccini? Sì. C’è stata una fase nella quale cronaca e critica si sono pericolosamente mescolate, presentando il vaccino come soluzione eterna e sicura per ogni male, come certa rinascita (anche economica) del Paese. A riguardo, domenica 27 dicembre 2020 era apparso un articolo su questo blog che richiamava le regole deontologiche in materia di sanità.
Deontologicamente discutibile presentare il viaggio del primo lotto di vaccini in Italia come l’arrivo di Gandalf alla prima luce del quinto giorno, ma deontologicamente doveroso fare cronaca di quel viaggio, mostrandone il percorso e le imponenti misure di sicurezza (al lettore, allo spettatore il compito di esercitare il pensiero critico).
Deontologicamente discutibile raccontare la morte di un vaccinato come allarme in grado di bloccare tutta la campagna vaccinale, ma deontologicamente doveroso fare cronaca di chi è morto o ha subito gravi effetti avversi in seguito alla vaccinazione. Dando altrettanto rilievo, nelle settimane successive, ai risultati delle autopsie, avviando inchieste giornalistiche su numeri e storie.
L’allergia alla cronaca si diffonde perché la cronaca è scomoda. Perché quando un giornalista racconta la realtà mette in crisi certezze e convinzioni, svela l’inconsistenza degli slogan ciclostilati in proprio e dei proclami politicamente corretti.
Oggi più che mai c’è bisogno di un giornalismo serio, preparato, rispettoso della deontologia e intellettualmente onesto. Un giornalismo che cerca la verità e la racconta. Perché il mondo può anche cambiare, ma l’uomo avrà sempre bisogno di verità.
Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/02/ossigeno-alla-liberta-di-stampa.html
(Image by Hakan Nural from Unsplash)
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