«Uniti si trema, uniti si spera, uniti si ricostruisce».
Radio Mater ha scelto questa frase, dal mio articolo “Lockdown della fede? Non avete capito niente”, per una grande operazione da avviare nella parrocchia
dell’etere: il rilancio della speranza. Di questo abbiamo bisogno oggi: mentre
tutte le certezze vacillano, abbiamo bisogno di sapere che l’orizzonte indicato
dalla paura non è quello definitivo.
Di fronte al coronavirus non siamo tutti uguali. Come in ogni crisi si aprono nuovi spazi e nuove possibilità, ma i
soggetti più fragili (fisicamente, moralmente, contrattualmente) avranno la
possibilità di far sentire la propria voce? Gli anziani soli, i giovani
precari, le persone che camminano nel mondo senza difese: chi darà loro un po’
di calce e qualche mattone per aiutarli a partecipare alla ricostruzione?
Grazie
Radio Mater di aver rilanciato il mio articolo, torneremo presto a incontrarci
di persona ad Albavilla. Per tutti noi, una dedica dai “Cori della Rocca” di
Eliot. La speranza non inganna mai.
“In luoghi abbandonati
noi costruiremo con mattoni nuovi.
Vi sono mani e macchine
e argilla per nuovi mattoni
e calce per nuova calcina.
Dove i mattoni sono caduti
costruiremo con pietra nuova.
Dove le travi sono marcite
costruiremo con nuovo legname.
Dove parole non sono pronunciate
costruiremo con nuovo linguaggio.
C’è un lavoro comune,
una Chiesa per tutti,
e un impiego per ciascuno:
ognuno al suo lavoro.”
Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/04/no-alle-messe-con-fedeli-vescovi-liberta-culto-governo.html
(Image by Dimitris Vetsikas from Pixabay)
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