sabato 16 maggio 2020

Il 18 maggio #TorniamoaMessa

«Quando [Gesù] fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero». (Lc 24, 30-31) 

Lunedì 18 maggio riprende la celebrazione delle Messe con concorso di popolo, dopo una sospensione inedita e lunghissima: in Lombardia è dal 23 febbraio scorso che i fedeli non possono partecipare di persona alle celebrazioni. Giovedì 7 maggio è stato reso noto il protocollo firmato dalla Conferenza episcopale italiana e dal Governo, per consentire la partecipazione dei fedeli in sicurezza e nel rispetto del Dpcm anti-contagio. 

Immagine di fedeli seduti distanziati per coronavirus

L’Arcivescovo di Venezia, il patriarca Francesco Moraglia, già l’11 maggio ha diffuso un vademecum nel quale le indicazioni presenti nel protocollo sono calate concretamente nei gesti e nei riti che caratterizzano le celebrazioni. Non un semplice elenco di norme e indicazioni, ma uno sguardo appassionato sulla Messa in tempo di coronavirus, perché la Messa non è un’occasione di assembramento come tante altre, ma «il gesto più alto che rende Chiesa».

Di seguito, ve ne propongo un breve riassunto. Cliccando qui potete trovare il testo completo, di 8 pagine, presente sul sito della diocesi di Venezia. Un altro efficace sunto è stato preparato per Avvenire dal collega Riccardo Maccioni, lo potete trovare cliccando qui. Con la collaborazione di tutti, il 18 maggio sarà un giorno di gioia. Ogni piccolo sacrificio individuale è un seme di bene che presto germoglierà per tutti. 

Chi può andare in chiesa? 

Si può partecipare di persona alle Sante Messe solo se non si presentano sintomi influenzali/respiratori, se la propria temperatura corporea non è uguale o superiore a 37,5° C, e solo se non si è entrati in contatto con persone positive al covid19 nei giorni precedenti. Per accedere alla chiesa è obbligatorio indossare la mascherina, coprendo sia naso che bocca, e disinfettarsi le mani all’ingresso con il gel messo a disposizione dalla parrocchia. Chi desidera può anche indossare guanti monouso, avendo cura di tenerli per tutta la durata della celebrazione. 

In quanti si può partecipare alle Messe? 

Spetta al parroco, il legale rappresentante, stabilire il numero massimo di persone che possono accedere al luogo di culto mantenendo sempre la distanza minima di almeno 1,5 metri l’una dall’altra. Il parroco, assieme ad alcuni fidati collaboratori (la responsabilità però rimane del parroco), ha il compito di far rispettare la capienza massima stabilita, prendendo in considerazione l’ipotesi di aumentare il numero delle Messe o di celebrarle all’aperto (il Dpcm per le funzioni al chiuso fissa un numero massimo di 200 persone, all’aperto il numero massimo sale a 1.000). 

Come ricevere la Comunione? 

«Il celebrante e gli eventuali altri ministri della Comunione – scrive il patriarca Moraglia – disinfettino le loro mani con disinfettante alcolico, indossino guanti monouso nuovi e mascherina (coprendo accuratamente naso e bocca), offrano la Comunione esclusivamente sulla mano dei fedeli, nel porre l’ostia ai fedeli abbiano cura di mantenere un’adeguata distanza di sicurezza e di non toccare le loro mani». Quando si è in fila per ricevere la Comunione bisogna indossare la mascherina su bocca e naso, togliendola solo i pochi istanti necessari a ricevere l’ostia. 

Maccioni su Avvenire ricorda che: «va rispettata la distanza di 1,5 metri uno dall’altro e di almeno un metro tra la fila e i fedeli che sono al posto; non ci devono essere file parallele di fedeli distanti meno di 1,5 metri l’una dall’altra». Per la prolungata permanenza del virus sulle superfici, nei luoghi destinati ai fedeli non siano presenti sussidi per i canti o di altro tipo. 

Una comunità viva 

«Queste norme – scrive il patriarca Moraglia – si propongono di essere uno strumento di comunione per la Chiesa, facendo in modo che le celebrazioni non si concentrino o non si riducano solo alla gestione di questioni tecniche». Questioni tecniche pur importanti, perché: «attraverso di esse si tutela il bene della salute pubblica e, in primis, dei più fragili. Questo deve starci massimamente a cuore!»

Ciascun fedele è coinvolto in prima persona: «Ognuno di noi è chiamato a fare un passo indietro (i disagi non saranno pochi), affinché l’intera comunità, in modo sinodale, faccia un passo in avanti, riscoprendosi attorno all’altare comunità eucaristica, condividendo il gesto più alto che rende Chiesa»

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