Il notturno è uno dei momenti che preferisco. Con la
notte, la redazione si trasfigura: i telefoni smettono di squillare, le voci
concitate tacciono e i computer si spengono. Tutto il palazzo sembra assopirsi.
In realtà, un redattore e il caporedattore (e alcuni poligrafici) rimangono
ancora a vegliare. Il lavoro è tanto: ci sono da controllare tutte le pagine,
c’è da dare forma alla prima, c’è da verificare che nessuna notizia dell’ultimo
minuto rimanga fuori.
Mentre le rotative si preparano a partire, fuori dalle finestre anche la città rallenta. I colori della facciata si riflettono sull’acqua serena del Naviglio e rimbalzano dolcemente tra le scrivanie, dando un nuovo volto a tutte le cose. Il giorno pian piano finisce, noi dobbiamo raccontarlo fino all’ultimo bagliore.
Mentre le rotative si preparano a partire, fuori dalle finestre anche la città rallenta. I colori della facciata si riflettono sull’acqua serena del Naviglio e rimbalzano dolcemente tra le scrivanie, dando un nuovo volto a tutte le cose. Il giorno pian piano finisce, noi dobbiamo raccontarlo fino all’ultimo bagliore.
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