Non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. Anche
se il silenzio si è fatto impenetrabile, anche se ogni tentativo per cancellare
dalla memoria collettiva Vincent Lambert è tutt’ora in atto, noi abbiamo il
dovere di ricordarci di lui. Di un uomo francese di quarant’anni privato di
acqua e di cibo fino alla morte perché in stato di coscienza minima. Di una
famiglia lacerata che ha comunque combattuto fino allo stremo delle forze, con
dignità e rispetto, senza mai scegliere la strada della violenza. Di alcuni
medici che, d’accordo con giudici e con il presidente della Repubblica Macron,
hanno voluto, cercato e ottenuto la morte per Vincent. Di tanti cittadini che
in Francia, in Italia, e in molti Paesi del mondo, hanno organizzato veglie,
hanno sollecitato politici e vescovi, hanno pregato affinché non vincesse
l’orrore.
Le dittature cercano sempre un pertugio dal quale insinuarsi di nuovo nelle società. Si presentano con una nuova maschera, un nuovo colore, ma sono mosse sempre dallo stesso odio per l’uomo e per la verità. Ho voluto raggruppare qui alcuni post che ho pubblicato sulla mia pagina facebook in quelle settimane, pagina sulla quale sono confluite tante persone cercando quelle notizie che i grandi media hanno volutamente taciuto.
Sulla mia pagina ho potuto riportare gli aggiornamenti quasi in tempo reale forniti dagli avvocati della famiglia Lambert, e ho condiviso notizie, riflessioni e confronti da “Tempi”, “La Nuova Bussola Quotidiana” e “Avvenire”. Come per Terri Schiavo, Eluana Englaro, Charlie Gard e Alfie Evans è stato importante scoprire di non essere soli. Anche per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare.
8 luglio 2019: «Caro Vincent, ma tu vedi già il Paradiso?
Cosa stai provando ora, mentre le tue labbra si spaccano dopo oltre sei giorni
senza una goccia d'acqua? Cosa pensi del tuo Paese, anestetizzato di fronte
all'orrore? Quali pensieri ti suscita l’immagine di chi, proprio oggi,
organizza barbecue a Parigi, distraendo la propria coscienza dal tuo volto sofferente?
Caro Vincent, ci meritiamo il tuo perdono? Abbiamo protetto i tuoi amati
genitori, Pierre e Viviane, dal dolore più grande che potessero provare? Ci
vedi già piccole pedine informi dall’alto? Schiavi grigi di una dittatura
nuova, che prima ci fa credere liberi persino di poter cambiare la nostra
identità, e poi violenta la nostra intelligenza mentendo sulla tua uccisione?
Caro Vincent, la dolce morte non esiste. Perdonaci se non siamo riusciti a
difenderti. Tu stai incontrando il volto più oscuro di questa orrida ideologia,
noi dovremo vivere il suo massimo potere. Ma anche Mordor ha una data di
scadenza».
10 luglio 2019: «Con oggi, siamo al nono giorno di agonia per
Vincent. Nove giorni senza acqua né cibo, eppure Vincent è ancora lì, nel suo
letto d'ospedale. Privato di tutto, sedato, eppure vivo. Vivo come una piccola
luce tremolante in un cielo d'Europa nero di morte».
10 luglio 2019: «Caro
Vincent, sono vicino alla finestra. Dal vetro entrano gli ultimi raggi di sole
della giornata, lì accanto il calendario mi ricorda che il sole tramonta sul
tuo nono giorno di agonia. Sono 9 giorni che non ti viene concessa una goccia
d’acqua, una porzione di cibo, un po’ di vitamine o di elettroliti. Eppure tu,
malato terminale, vegetale, non vita, vita futile, sei vivo. Tu continui a
respirare autonomamente, il tuo cuore continua a pulsare da solo. Sei
aggrappato a questa vita, la pretendi. Da dove ti arriva questa forza che
sconvolge le rassicuranti bugie sul tuo stato di salute? Dove trovi questo
coraggio di lottare con la mancanza d’acqua, con la sedazione profonda? Perché
non ti sei lasciato subito andare? Perché continui a graffiare le nostre
coscienze addormentate e spaventate, terrorizzate all’idea di risvegliarsi e
comprendere l’orrore?».
11 luglio 2019: «A morire è l’Europa. No, non è Vincent
che si spegne nella sua camera d’ospedale dopo 9 giorni di agonia senza né
acqua né cibo. A spegnersi è l’Europa, è un continente che ha calpestato i suoi
sogni di pace. È un continente che ha trascorso 9 giorni di silenzio complice e
di menzogne per celare l’orrore. È un continente che accetta, che coccola una
nuova ideologia mortifera e antiumana. Vincent oggi è in Paradiso, l’Europa
inizia oggi la discesa verso il baratro. San Benedetto, prega per noi».
15
luglio 2019: «Adesso però tacete tutti. Cosa c'è di più odioso, di più
sconcertante del crimine che si è compiuto in Francia nei confronti di Vincent
Lambert? C'è il viscido tentativo di trasformare un atto di eutanasia omissiva
in un gesto d'amore. Perché mentire? Per paura, per ignoranza, per interesse?
Forse chi mente ha intravisto le nubi nere di una nuova ideologia? Forse,
spaventato, spera così di farsi amico dei nuovi dittatori? Forse spera di
essere messo a tacere per ultimo? Che tristezza. Di fronte a chi violenta la
nostra intelligenza, cercando di far morire due volte Vincent, rimane solo da
alzarsi in piedi. Per andarsene da un'altra parte».
21 luglio 2019: «Lo sguardo
di Viviane mi ha colpito fin dalla prima volta che ho iniziato a documentarmi
sul caso di Vincent Lambert. Non ho problemi a dirlo: questa mamma è un faro di
speranza per un’Europa soffocata da un’ideologia mortifera. Mentre noi
distribuiamo etichette con la parola “odio”, mentre noi discettiamo di
“diritti” e “solidarietà”, a questa donna è stato ucciso il figlio. Ed è stato
ucciso dalle istituzioni, da un potere contro il quale non è stato possibile
fare nulla. Il medico che stava per interrompere l’idratazione, di fronte alla
sua insistenza, le ha detto: “Sia cristiana, signora”. Suvvia Viviane, sia
cristiana, mi lasci uccidere suo figlio e non mi parli di responsabilità, non
mi infastidisca con il suo amore così puro, così sfolgorante da costringermi ad
abbassare lo sguardo. E Viviane, di fronte all’orrore, di fronte
all’ingiustizia, di fronte a tanti media che distribuivano menzogne, di fronte
allo squarcio interno alla sua famiglia, non ha concesso un solo centimetro di
spazio all’odio. Perché la sua era una battaglia d’amore. Viviane, tu dai
speranza al nostro mondo».
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