Si avvicina con decisione il referendum del 12 giugno 2011, quando gli italiani saranno chiamati a votare su ritorno al nucleare, privatizzazione dell’acqua e legittimo impedimento. Si tratta di temi molto delicati, ma quello che più scalda l’opinione pubblica è senza dubbio il nucleare. Non è un caso visto che, se per l’acqua e il legittimo impedimento basta una legge per fare un passo indietro, una volta attivate le centrali nucleari occorrono centinaia di migliaia di anni per eliminare definitivamente la radioattività presente nelle scorie prodotte.
Sembrava che tutto potesse andare per il meglio: nessuno parlava più del nucleare (tranne qualche ambientalista rompiscatole) e la paura sembrava svanita… Ed ecco invece il terribile terremoto in Giappone, evento drammatico, imprevedibile e assolutamente non modificabile dall’uomo. Il terremoto e il conseguente tsunami, che hanno causato gravissimi danni alla centrale nucleare di Fukushima, hanno riacceso nella popolazione italiana le paure per l’atomo, facendo così preoccupare chi sperava in un “non raggiungimento del quorum”.
Le domande che ruotano attorno al progetto del nucleare italiano sono molte: vediamone alcune.
- Dove si costruiranno le nuovo quattro centrali nucleari? Nessuna regione (senza alcuna distinzione politica) ha dato il consenso all’edificazione di una simile struttura sul suo territorio;
- Dove si metteranno le scorie? E’ ancora più difficile rispondere a questa domanda, poiché è quasi impossibile trovare un luogo sulla terra che non preveda cambiamenti fisici significativi per i prossimi 200 mila anni (le scorie sono molto lente a perdere la loro radioattività);
- Quanto costeranno le centrali? Per ora la spesa è ferma sui 40 miliardi di euro;
- Fra quanto saranno attivate? Non prima di 15 anni (difficile credere che nell’arco di 15 anni la spesa non aumenti);
- Esistono centrali nucleari sicure? No, l’unica certezza delle centrali nucleari è proprio l’impossibilità di escludere rischi, anche in impianti di quarta generazione;
- Ma… Dobbiamo proprio costruirle? NO! E qui la risposta è pronta e sicura.
I famosi 40 miliardi di euro vanno investiti nella ricerca e nella diffusione delle energie rinnovabili e nel miglioramento dell’efficienza energetica. Se ogni cittadino avesse a disposizione degli incentivi che lo aiutassero a montare i pannelli solari sul tetto della sua abitazione, se la costruzione delle nuove case avvenisse privilegiando il perfetto isolamento termico e sfruttando la geotermia per il riscaldamento delle stesse, se venissero montati sui tetti piccoli generatori eolici per la produzione di energia elettrica dal vento… Sono tanti i “se”, eppure sono tutti realizzabili!
Abbiamo davanti a noi una sfida: scegliere la strada delle energie pulite, prendendoci ognuno le proprie responsabilità (e facendo qualche piccolo sforzo per rendere meno “spreconi” i nostri stili di vita) oppure ritornare all’atomo (scelta che viene pian piano abbandonata da molti paesi nel mondo), dando voce ad un’ingordigia energetica che non può dare buoni frutti.
L’Italia è “il paese del sole” (quale posto più adatto per pannelli fotovoltaici?), l’Italia è quasi interamente circondata dal mare (proprio le coste ed il mare aperto sono i luoghi migliori per il posizionamento di generatori eolici), insomma, l’Italia ha una natura generosa, pronta ad offrire ad ognuno la sua dose di energia, a patto che questa venga prelevata in modo naturale, nel rispetto del nostro territorio e dei piccoli di oggi e di domani, per i quali siamo chiamati a scegliere che pianeta lasciare.
(La terza foto del post rappresenta il Kaohsiung World Stadium: il primo stadio al mondo interamente ricoperto ed alimentato da pannelli solari. E' stato costruito a Kaohsiung in occasione dell'ottava edizione dei World Games. I pannelli solari consentono l'accensione di 3000 lampadine e di due maxi-schermi.)
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