Dopo un periodo abbastanza desolante per la Rai, ricco di fiction gratuitamente volgari e di trasmissioni totalmente immerse nella cronaca nera, forse si comincia a vedere un po’ di luce con un prodotto di qualità…
Sto parlando di “Fuoriclasse”, fiction ambientata in una scuola superiore con protagonista Luciana Littizzetto, brillante insegnante di italiano, coinvolta in mille situazioni difficili. Prima fra tutte la sua: madre di un ragazzino adolescente che non ama studiare e che si ritrova come insegnante la collega meno amata dalla mamma, e moglie, o meglio ex-moglie, di un dentista che è scappato con una giovane esperta di denti da latte. A questa delicata situazione famigliare si unisce un’intricata vita professionale, densa di situazioni avverse. Non mancano i colleghi che tentano in tutti i modi di ostacolare la professoressa Passamaglia (Luciana), un vicepreside che abusa della sua posizione, una preside suora intraprendente ed autoritaria, ma con un passato oscuro, e tanti altri ostacoli che Luciana dovrà affrontare, quasi sempre da sola. A queste difficoltà si intrecciano quelle degli studenti, perché alle classiche simpatie-antipatie si aggiungono ragazzi provenienti da situazioni di degrado, una ragazza disabile fresca ed intelligente ma che a volte fatica ad integrarsi totalmente col resto della classe, un ragazzo che rischia di cadere nel vortice della droga…
Già, purtroppo è uno spaccato (forse un po’ impietoso) del mondo della scuola italiana. Ragazzi annoiati, spesso desiderosi solo di finire al più presto la loro giornata scolastica, ma anche gravati da problematiche importanti, che non riescono ad accettare. Ed insegnanti molte volte distaccati, confusi, incapaci di instaurare un rapporto umano con questi giovani così variegati e ricchi di sfumature. Troppo spesso, purtroppo, gli studenti e gli insegnanti finiscono col percorrere binari paralleli ma lontanissimi, come chi è costretto a gareggiare con un avversario e non a camminare insieme con una guida.
Agli autori della fiction “Fuoriclasse” e a tutti gli attori va quindi un meritato applauso, per aver saputo raccontare con ironia (ma senza superficialità) la storia di ordinaria follia di un liceo come tanti. Unico appunto? Qualche parolaccia di troppo… La realtà spesso ce ne “regala” già tante, cerchiamo ti evitarle dove si può…
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