«Come pastore di questa chiesa di Pavia, interpretando il sentire
della gente, vorrei dirvi un grande “grazie” per il lavoro che state
realizzando, con competenza, con dedizione, con profonda umanità, sostenendo la
tensione dovuta alla grave epidemia in corso, e affrontando ritmi in certi casi
massacranti. Il mio ringraziamento va a tutti voi, non solo a quelli impegnati
in prima linea a combattere contro il Coronavirus nei reparti di malattie
infettive e nelle terapie intensive, ma anche a chi svolge il suo servizio in
altri reparti, negli ambulatori, nelle strutture di accoglienza e di cura per
gli anziani: è tutto il sistema sanitario che è messo alla prova da questa
emergenza».
Li ha ricordati sempre gli operatori sanitari il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti. Una parola di ringraziamento, una preghiera, un ricordo non sono mai mancati al termine delle Messe, dei momenti di preghiera e delle catechesi trasmesse in streaming o su Telepavia.
Li ha ricordati sempre gli operatori sanitari il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti. Una parola di ringraziamento, una preghiera, un ricordo non sono mai mancati al termine delle Messe, dei momenti di preghiera e delle catechesi trasmesse in streaming o su Telepavia.
I pavesi infatti, pur non
passandoci davanti in questi giorni di isolamento, non possono dimenticare il
loro grande San Matteo. Lì dentro si sta combattendo una battaglia durissima
per la vita. E la città si fa vicina, anche attraverso le parole del vescovo, a
chi ogni giorno mette a rischio la sua salute per quella di tutti gli altri, in
modo particolare delle persone più fragili e sole.
«Sono convinto che anche oggi, in questa Italia moderna e pluralista, vi sia ancora un’anima naturaliter christiana, patrimonio condiviso da uomini e donne che hanno differenti visioni della vita. Per questo motivo, è bello che si manifestino la vicinanza e la stima della gente: mi associo anch’io e mi faccio voce della comunità cristiana, di tutta la Chiesa di Pavia – scrive il vescovo –. Qui c’è davvero un tesoro di bene e di vita che ci unisce tutti, credenti e non credenti, e si sta realizzando un’esperienza medica, sociale e umana che sarà importante custodire e non dimenticare: certo tutto questo dentro fatiche e sofferenze – penso alle ansie e alle preoccupazioni dei malati, soprattutto quelli più gravi, dei loro familiari, penso a coloro che vivono la perdita di una persona amata, e che non possono essere vicini ai loro cari, ricoverati in isolamento per non favorire la diffusione del virus».
«Sono convinto che anche oggi, in questa Italia moderna e pluralista, vi sia ancora un’anima naturaliter christiana, patrimonio condiviso da uomini e donne che hanno differenti visioni della vita. Per questo motivo, è bello che si manifestino la vicinanza e la stima della gente: mi associo anch’io e mi faccio voce della comunità cristiana, di tutta la Chiesa di Pavia – scrive il vescovo –. Qui c’è davvero un tesoro di bene e di vita che ci unisce tutti, credenti e non credenti, e si sta realizzando un’esperienza medica, sociale e umana che sarà importante custodire e non dimenticare: certo tutto questo dentro fatiche e sofferenze – penso alle ansie e alle preoccupazioni dei malati, soprattutto quelli più gravi, dei loro familiari, penso a coloro che vivono la perdita di una persona amata, e che non possono essere vicini ai loro cari, ricoverati in isolamento per non favorire la diffusione del virus».
Quando si arriva a Pavia dalla
statale dei Giovi lo sguardo è subito catturato dalla maestosa cupola del
duomo, ma da alcuni anni nello skyline si è aggiunta una grande costruzione
rosso scuro: è il Dea, il nuovo polo del San Matteo. Lì, al piano -1, il
reparto di terapie intensive lavora da settimane a ritmi impensabili. E per
quel reparto il cuore di tutti i pavesi batte più forte.
Il vescovo conclude il suo messaggio con una richiesta: «Vi sono vicino e vi accompagno con la mia preghiera: è motivo di dolore sapere che nei reparti dedicati alla cura del “Covid-19” non possano entrare i cappellani, anche se comprendo la necessità di questa misura di precauzione. Da parte mia, oltre a ricordare soprattutto nell’Eucaristia quotidiana i malati con le loro famiglie e tutti voi, mi permetto fare una semplice richiesta: a coloro che tra voi sono cristiani e operano nei reparti degli infettivi, chiedo, se possibile, nel servizio che vi porta, nei limiti delle attuali condizioni, a esprimere piccoli segni di vicinanza ai malati, di non far mancare una preghiera con loro, per loro e accanto a loro, un gesto di affidamento al Signore, perché si sentano meno soli, accompagnati da Gesù».
Come ulteriore segno di vicinanza, il vescovo ha deciso di celebrare proprio al San Matteo la Messa per la quarta domenica di Quaresima, domenica 22 marzo alle 11. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telepavia, al canale 89 del digitale terrestre.
Il vescovo conclude il suo messaggio con una richiesta: «Vi sono vicino e vi accompagno con la mia preghiera: è motivo di dolore sapere che nei reparti dedicati alla cura del “Covid-19” non possano entrare i cappellani, anche se comprendo la necessità di questa misura di precauzione. Da parte mia, oltre a ricordare soprattutto nell’Eucaristia quotidiana i malati con le loro famiglie e tutti voi, mi permetto fare una semplice richiesta: a coloro che tra voi sono cristiani e operano nei reparti degli infettivi, chiedo, se possibile, nel servizio che vi porta, nei limiti delle attuali condizioni, a esprimere piccoli segni di vicinanza ai malati, di non far mancare una preghiera con loro, per loro e accanto a loro, un gesto di affidamento al Signore, perché si sentano meno soli, accompagnati da Gesù».
Come ulteriore segno di vicinanza, il vescovo ha deciso di celebrare proprio al San Matteo la Messa per la quarta domenica di Quaresima, domenica 22 marzo alle 11. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telepavia, al canale 89 del digitale terrestre.
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