“Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene,
è proprio del messaggero cattivo bloccarti con rimorsi, tristezze, impedimenti,
turbamenti immotivati che paiono motivatissimi, perché tu non vada avanti. E’
proprio invece del messaggero buono darti coraggio, forza, consolazioni,
lacrime, ispirazioni e pace, rendendoti facili le cose e togliendoti ogni
impedimento, perché tu vada avanti.” (Esercizi Spirituali, n. 315)
La via
giusta per me. Rimane questo l’obiettivo finale, la meta alla quale tutti
tendiamo. Il filo rosso che ha legato insieme tutte le tappe de “La Quinta
Direzione”, cammino vocazionale per giovani guidato da don Luca Massari nel
seminario di Pavia. Cammino che si è concluso proprio camminando per le strade
di Pavia immerse nella nebbia. Partenza davanti al seminario: «La
scelta è un mutamento interiore, è un avvenimento che irrompe nella normalità,
pensiamo a Matteo e Paolo che cambiano la loro vita davanti all’incontro con
Gesù – ha spiegato don Luca –. Un avvenimento da seguire come un’infatuazione,
cogliendone la portata dirompente. Ma che richiede un grande discernimento, e
sarà Sant’Ignazio di Loyola la nostra guida».
Prima tappa sui gradini del
duomo, insolitamente deserti: «Non puoi prendere una strada se non ti
sei innamorato, e se ti sei innamorato non puoi far finta che questo non sia
avvenuto. È una scelta di esistenza, una scelta che inizialmente non fa calcoli
né previsioni, come avvenuto al giovane Siro. Secondo la tradizione, fu lui a
offrire a Gesù cinque pani e due pesci per sfamare le cinquemila persone
accorse. Affascinato, infatuato, offrì tutto ciò che aveva».
L’inizio è questo, e se siamo chiamati a non censurarlo, siamo anche chiamati a guardare con occhi diversi l’altro: «Pensiamo ai giovani che si buttano via tra chiasso e sostanze proprio su queste gradinate – ha continuato don Luca –, è perché non si sono ancora innamorati. Per questo cercano cose che facciano sentire meno l’urto del cuore». Dopo l’infatuazione però bisogna prendere consapevolezza e fare una scelta, ma non c’è nulla di automatico. Tre i momenti descritti da Sant’Ignazio: consolazione, desolazione, discernimento.
L’inizio è questo, e se siamo chiamati a non censurarlo, siamo anche chiamati a guardare con occhi diversi l’altro: «Pensiamo ai giovani che si buttano via tra chiasso e sostanze proprio su queste gradinate – ha continuato don Luca –, è perché non si sono ancora innamorati. Per questo cercano cose che facciano sentire meno l’urto del cuore». Dopo l’infatuazione però bisogna prendere consapevolezza e fare una scelta, ma non c’è nulla di automatico. Tre i momenti descritti da Sant’Ignazio: consolazione, desolazione, discernimento.
Tappa al Ponte Coperto: la nebbia avvolge il ponte e lo nasconde alla vista,
anche il fiume non si vede, ma si sente scorrere sotto di noi. «La
consolazione è il fiume – ha spiegato don Luca –, è un amore che ha una
direzione. Il fiume raccoglie tutto dentro di sé durante il suo percorso, ma
poi porta tutto alla foce, non lo tiene per sé. Se riesci ad amare sei più
gioioso, e ami le cose non in se stesse ma in chi le ha create. La consolazione
non è una quiete da apatia, ma la quiete da retto ordinamento».
A
volte però sentiamo la vita come spegnersi tra le nostre mani, il cuore sembra
indurito e incapace di amare, e questa è la desolazione, che prende le fattezze
di vicolo Castiglioni, una piccola viuzza segnata dal degrado: «Quando
sei nella desolazione e ti senti pigro, tiepido, triste, significa che ti sei
distratto nella preghiera – ha ricordato don Luca –, non è il momento giusto
per fare una scelta. Dio a volte permette che cadiamo nella desolazione, ma
attenzione, il demonio è vicino e vuole tentare: rimettiamoci in sintonia,
recuperiamo la vita spirituale con la preghiera e con i sacramenti, solo dopo
potremo fare una scelta ordinata».
Così si arriva al discernimento, in
un cammino che si conclude davanti alla basilica di San Pietro in Ciel d’Oro,
dove riposa Agostino, il grande maestro del discernimento: «Abbiamo
raggiunto la consolazione, ma come possiamo sapere se questa è davvero buona? Dando
tempo. Sant’Ignazio ci mette in guardia dalle consolazioni facili: se siamo in
una situazione sbagliata, gli spiriti cattivi ci parlano in modo dolce,
rassicurante. Sono gli spiriti buoni che hanno una voce dirompente, che chiede
un cambio di passo significativo. Devo lasciar decantare la consolazione, e
tener vivo il discernimento in un dialogo sincero con Chi è più intimo a me di
me stesso».
Dopo tanti anni dalla scelta si può entrare in crisi, può accadere a un sacerdote, oppure a un padre di famiglia: ho sbagliato strada? «Sant’Ignazio dice che non esiste una scelta sbagliata, semmai una scelta disorientata. Non credere a chi dice che con un colpo di pennello si cancella tutto e si riparte da zero, a volte cambiare una scelta di vita crea ancora più danni. Rimani al tuo posto, non fuggire, prega e chiedi il dono di una vita buona».
Dopo tanti anni dalla scelta si può entrare in crisi, può accadere a un sacerdote, oppure a un padre di famiglia: ho sbagliato strada? «Sant’Ignazio dice che non esiste una scelta sbagliata, semmai una scelta disorientata. Non credere a chi dice che con un colpo di pennello si cancella tutto e si riparte da zero, a volte cambiare una scelta di vita crea ancora più danni. Rimani al tuo posto, non fuggire, prega e chiedi il dono di una vita buona».
“Se
nella desolazione non devi cambiare i primi propositi, ti gioverà molto reagire
contro di essa, restando per esempio più tempo nella preghiera e nella
meditazione, allungando gli esami e facendo, secondo che sarà meglio, qualche
tipo di rinuncia volontaria.” (Esercizi Spirituali, n. 319)
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