Ci sono scale che sono più faticose di altre, sono più
ripide, sono infinite. Scale alla fine delle quali arrivi senza fiato, con il
cuore in gola. Davanti a te trovi una porta antipanico, in teoria facile da
aprire, in realtà pesante come se dall’altra parte ci fosse la paura a opporsi.
E forse c’è.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.
Nome del comitato? “Mai troppo umano”.
Obiettivo del comitato? Stimolare un dibattito vivace attorno ai temi che
riguardano la comprensione della nostra condizione umana. «Le risposte a questi
interrogativi non devono essere mai troppo umane – spiega mons. Corrado
Sanguineti, vescovo di Pavia –, ovvero non devono mai escludere all’interno di
una ricerca franca e onesta la possibilità che le soluzioni abitino anche nella
fede cristiana e nella sua intelligenza teologica. Contro una tendenza,
tipicamente contemporanea, a ridurre la fede a una mera esperienza personale e
intima, totalmente slegata dalla quotidianità e dalle scelte fondamentali della
vita».
Se oggi il dolore è il vero grande assente dal dibattito pubblico, il comitato vuole interpellare le coscienze riguardo questo aspetto della vita, che lega tutti gli uomini e che prima o poi, seppur in forme diverse, bussa alla porta della vita di tutti. Questa riflessione pienamente laica diviene quindi pienamente religiosa nella misura in cui, nel cercare risposte alle domande, è disponibile «a lasciarsi illuminare e provocare anche dalla parola della Rivelazione cristiana, in un confronto critico e aperto con essa».
Se oggi il dolore è il vero grande assente dal dibattito pubblico, il comitato vuole interpellare le coscienze riguardo questo aspetto della vita, che lega tutti gli uomini e che prima o poi, seppur in forme diverse, bussa alla porta della vita di tutti. Questa riflessione pienamente laica diviene quindi pienamente religiosa nella misura in cui, nel cercare risposte alle domande, è disponibile «a lasciarsi illuminare e provocare anche dalla parola della Rivelazione cristiana, in un confronto critico e aperto con essa».
L’iniziativa
nasce dalla fruttuosa esperienza della “Tavola del Dialogo”, voluta nel 2008
dall’allora vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, sulla scia della
“Cattedra dei non credenti”, creata a Milano dall’arcivescovo Carlo Maria Martini.
E cresce con la collaborazione de “Il Cortile dei Gentili”, lo spazio di
incontro e dialogo tra credenti e coloro che non credono o si interrogano sulla
propria fede voluto dal cardinal Gianfranco Ravasi, e ispirato alle parole di
papa Benedetto XVI.
Il comitato è stato presentato alla stampa pochi giorni fa (ne ho scritto sulla Provincia Pavese), ma avvierà i suoi lavori pubblici, aperti a tutta la cittadinanza, giovedì 14 novembre 2019 alle 21 in aula Magna, con la conferenza “Dolore e speranza”.
Il comitato è stato presentato alla stampa pochi giorni fa (ne ho scritto sulla Provincia Pavese), ma avvierà i suoi lavori pubblici, aperti a tutta la cittadinanza, giovedì 14 novembre 2019 alle 21 in aula Magna, con la conferenza “Dolore e speranza”.
Introdurrà il vescovo Corrado,
interverranno Alfonso Pedatzur Arbib, rabbino capo della comunità ebraica di
Milano, Rosanna Virgili, teologa, e Silvana Borutti, filosofa. Modererà Luciano
Fontana, direttore del Corriere della Sera. Il primo ciclo di conferenze, intitolato
“L’esperienza del dolore e le ragioni della speranza”, continuerà martedì 25
febbraio e martedì 21 aprile 2020, sempre alle 21, nell’aula Magna dell’ateneo
pavese.
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