Cara Anna Maria, un anno fa tra quei volti e quelle mani
che battevano forte c’eri tu. La prima ad alzarsi in piedi con gli occhi lucidi
quando anche l’ultima nota dell’ultima canzone era salita lassù, sulla cupola
illuminata di Canepanova.
Ieri sera, quando le nostre voci si sono fermate, ti
ho cercata con lo sguardo fra il pubblico. Scioccamente. Perché tu eri lì
sull’altare con noi, perché la tua voce limpida si è unita alle nostre voci
durante tutto il concerto, perché il tuo cuore batteva più forte assieme ai
nostri. Perché persino le tue battute sul mio rapporto complesso con il
diaframma erano lì. Rapporto, cara Anna Maria, che continua ad essere
problematico anche adesso.
Il giorno del tuo funerale una signora mi ha detto
una frase che ho trovato splendida: “Anna Maria ha trovato a Canepanova il suo
pozzo, come la samaritana”. E visto che siamo tutti viandanti, e viandanti
parecchio assetati, sono certo che continueremo a incontrarci all’unico pozzo
dove la nostra sete può essere davvero placata.
Arrivederci Anna Maria, grazie
di aver cantato con noi ancora una volta.
Il tuo Giacomino.
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