È il 6 febbraio 1943. Il dottor Ernst Illing, psichiatra
responsabile di un ospedale del Terzo Reich, scrive ai genitori di un bambino
ricoverato: «Devo comunicarvi il mio rammarico nell'informarvi che il bambino è
morto il 22 gennaio 1943 per infiammazione delle vie respiratorie... Egli non
aveva fatto alcun tipo di progresso durante il suo soggiorno qui. Il bambino
non sarebbe certamente mai diventato utile alla società ed avrebbe anzi avuto
bisogno di cure per tutta la vita. Siate confortati dal fatto che il vostro
bambino ha avuto una dolce morte…». Per il blog di Costanza Miriano, un saluto
al piccolo Charlie. E una promessa.
Blog di Giacomo Bertoni, giornalista e scrittore. Già la Provincia Pavese, Ossigeno per l'informazione, il Ticino, Radio Mater, iFamNews. Qui si parla di giornalismo, giovani, vita, libri, Chiesa e futuro.
sabato 29 luglio 2017
Charlie Gard è morto. Ucciso
No, questo cinismo non lo accetto. Charlie non è morto,
Charlie è stato ucciso. Nella nostra civilissima Europa, a un bambino di 11
mesi gravemente malato è stato spento il ventilatore meccanico che lo aiutava a
respirare. Charlie è morto così, per soffocamento, in un hospice segreto,
nascosto agli occhi del mondo. Sarebbe stato troppo mostrare al mondo il
crimine, troppo anche per chi lo ha tenacemente condannato. Ora risparmiateci
questo pietismo patetico e politicamente corretto. Perché Charlie è stato
ucciso, ma con lui è morta l’Europa.
martedì 25 luglio 2017
Difesa della vita: la grande lezione di Oriana Fallaci
Il 31 marzo del 2005 Terri Schindler moriva di fame e di
sete dopo una terribile agonia lunga 15 giorni. Pochi giorni dopo Oriana
Fallaci rompeva il suo silenzio concedendo una storica intervista a “Il Foglio”
e rileggendo la vicenda di Terri.
Oriana scardina, con precisione quasi
maniacale, le bugie del politicamente corretto. Oriana denuncia, con forza
inarrestabile, il crimine che si è compiuto sulla giovane donna. Oriana mette
in guardia, con uno sguardo tremendamente profetico, dalla crescita di una
nuova cultura della Morte.
La memorabile intervista, realizzata da Christian
Rocca, uscì sul Foglio il 13 aprile 2005, con il titolo “Barbablù e il Mondo Nuovo”. Di seguito, alcuni estratti.
«[…] Io non sono capace di guardare
certe cose con distacco, indifferenza, freddezza. Ma poche volte ho sofferto
quanto per questa donna innocente, uccisa dall’ottusità della Legge e dalla
crudeltà di un Barbablù. Nonostante la mancanza di sangue, di manifesta
brutalità, v’è qualcosa di particolarmente mostruoso nella morte di Terri
Schindler.
Intende dire Terri Schiavo… Io non dico mai Terri Schiavo. Mi sembra
una beffa, una crudeltà supplementare, chiamarla col cognome di suo marito. Era
nata come Theresa Marie Schindler, povera Terri. E se la sapessero tutta, penso
che anche gli italiani direbbero Terri Schindler e non Terri Schiavo. Uso le
parole "se-la-sapessero-tutta" perché ho l’impressione che in Italia
anzi in Europa la gente non sia stata bene informata. Che sia i giornali sia le
televisioni abbiano sottolineato la sensazionalità della faccenda, non i suoi
retroscena. Io invece l’ho seguita giorno per giorno ed ora per ora, qui in
America, e l’effetto è stato così disastroso che non credo più alla Legge. […] Se
mi sbaglio, se la Legge significa davvero Giustizia, Equità, Imparzialità, me
lo si dimostri incriminando i magistrati che per ben dodici volte si sono
accaniti su quella creatura colpevole soltanto d’essere una malata inguaribile.
In testa a loro, quel George Greer che per primo accolse l’istanza di Barbablù
e ordinò di staccare la spina cioè di togliere a Terri il feeding-support: il
tubo nutritivo. Dopo George Greer, i trentanove becchini che travestiti da
magistrati confermarono il suo verdetto. Tra di loro i buoni Samaritani della
Corte d’Appello di Atlanta che il 30 marzo rifiutaron d’accogliere l’estrema
supplica di Bob e Mary Schindler, ancora illusi che la Legge significasse
Giustizia eccetera. […]
Sta dicendo che lo stato-vegetativo di Terri non era irreversibile? Non lo dico io. Lo dicono i neurologi che contestano e per anni contestarono la diagnosi dei vari Cranford. […] Lo stato-vegetativo si distingue dal coma in modo molto preciso. Il coma è un sonno continuo. Lo stato-vegetativo è un alternarsi di sonno e di veglia durante la quale il malato vede, capisce, reagisce agli stimoli. Per esempio, alle persone che gli stanno vicino. E questo era il caso di Terri. "A vederci si illuminava come un albero di Natale" hanno detto più volte i suoi genitori. E la prova che non mentivano ci è fornita dal video trasmesso da tutte le televisioni del mondo. Quello nel quale sua madre si china a baciarla e Terri si illumina veramente come un albero di Natale. I suoi occhi si spalancano, brillano di gioia. La sua bocca si apre in un sorriso beato, e attraverso quel sorriso beato sembra dire: "Grazie d’esser venuta, mamma". C’è di più. A un certo punto, la madre le mostra un palloncino coi personaggi di Walt Disney. E Terri lo osserva incuriosita, divertita. Il padre le pone domande e Terri risponde rantolando sì o no. "Yeaaah! Naaah!". Lo pronuncia davvero male, quel sì e quel no. Però si tratta proprio di un sì e di un no. Chiunque abbia visto e udito quel video può testimoniarlo, e a dirlo sono anche le infermiere che la curavano.
Due di loro raccontano addirittura che, a veder Barbablù, Terri si comportava in modo completamente diverso da quello in cui si comportava coi genitori. Chiudeva gli occhi oppure distoglieva lo sguardo, assumeva un’espressione ostile, taceva ostinatamente, e altro che stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l’abbia vissuta consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli spartani che eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla Rupe del Taigeto erano più civili di noi. Perché a cadere dalla Rupe del Taigeto i bambini morivan sul colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni.
Sta dicendo che lo stato-vegetativo di Terri non era irreversibile? Non lo dico io. Lo dicono i neurologi che contestano e per anni contestarono la diagnosi dei vari Cranford. […] Lo stato-vegetativo si distingue dal coma in modo molto preciso. Il coma è un sonno continuo. Lo stato-vegetativo è un alternarsi di sonno e di veglia durante la quale il malato vede, capisce, reagisce agli stimoli. Per esempio, alle persone che gli stanno vicino. E questo era il caso di Terri. "A vederci si illuminava come un albero di Natale" hanno detto più volte i suoi genitori. E la prova che non mentivano ci è fornita dal video trasmesso da tutte le televisioni del mondo. Quello nel quale sua madre si china a baciarla e Terri si illumina veramente come un albero di Natale. I suoi occhi si spalancano, brillano di gioia. La sua bocca si apre in un sorriso beato, e attraverso quel sorriso beato sembra dire: "Grazie d’esser venuta, mamma". C’è di più. A un certo punto, la madre le mostra un palloncino coi personaggi di Walt Disney. E Terri lo osserva incuriosita, divertita. Il padre le pone domande e Terri risponde rantolando sì o no. "Yeaaah! Naaah!". Lo pronuncia davvero male, quel sì e quel no. Però si tratta proprio di un sì e di un no. Chiunque abbia visto e udito quel video può testimoniarlo, e a dirlo sono anche le infermiere che la curavano.
Due di loro raccontano addirittura che, a veder Barbablù, Terri si comportava in modo completamente diverso da quello in cui si comportava coi genitori. Chiudeva gli occhi oppure distoglieva lo sguardo, assumeva un’espressione ostile, taceva ostinatamente, e altro che stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l’abbia vissuta consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli spartani che eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla Rupe del Taigeto erano più civili di noi. Perché a cadere dalla Rupe del Taigeto i bambini morivan sul colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni.
mercoledì 19 luglio 2017
L'amico "sentinella" fuori tempo massimo
Tutti noi abbiamo almeno un amico che esercita la facile
consuetudine di “sentinella antifascista-antinazista”. Il termine
“consuetudine” non vuole dispregiare, indica solo che non è la dedicazione di
una vita: prima viene un lavoro lautamente retribuito, poi, nel tempo libero
(che è sacro) si combattono fascismo e nazismo.
Per lui sono fascisti tutti
quelli dal centro in poi, in direzione destra ovviamente. Sono fascisti gli
anziani che controllano il portafoglio su un autobus affollato, sono fascisti
quelli che discutono di immigrazione senza attivare il mantra (è un playback
ormai) dell’accoglienza, sono fascisti i proprietari di quella pizzeria che
espone la bandiera italiana (il tricolore va esposto solo negli stadi).
Lui
qualche mantra lo ha, il suo profilo facebook ne è costellato: “la prima cosa
che insegnerò ai miei figli sarà odiare i fascisti”, “la pace è un sogno
possibile”, e così via. Superando il fastidio di essere guardati con sospetto
dall’amico in questione quando si controlla il portafoglio su un autobus
affollato stile scatola di sardine, fa simpatia vedere cotanta attenzione sul
pericolo di una nuova dittatura. A scuola e in università si parla già molto di
fascismo e nazismo, però riconoscere come male ciò che è male non fa mai male,
quindi melius abundare quam deficere. Diciamolo, vista l’aria che tira è anche
rassicurante scoprire di non essere l’unico a preoccuparsi.
martedì 4 luglio 2017
Il miracolo di Charlie Gard
Eccoli. Li aspettavamo, li temevamo. Sono arrivati i
“motivi legali”. «L’ospedale ci ha detto che, per motivi legali, non può
trasferire il bambino da noi. Questa un’ulteriore nota triste". Lo ha
detto Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma,
a margine della presentazione della Relazione Sanitaria e Scientifica 2016»
(ANSA).
Sì, li aspettavamo, perché qualcosa nell’aria è cambiato durante il fine
settimana. Dopo la straordinaria presa di coscienza di venerdì, quando la corsa
delle lancette dell’orologio verso le 13 ha scatenato uno tsunami di civiltà,
l’attenzione mediatica ha incominciato a scemare, a farsi intermittente. È
tornata, almeno nella maggior parte dei casi, al buon vecchio politicamente
corretto. La spiegazione è semplice: Charlie rischia di salvare il mondo.
domenica 2 luglio 2017
Charlie combatte. Noi con lui
Lo dicevo ieri mattina mattina in radio a “Leggiamo
insieme Avvenire”, in una puntata che ho voluto (e ringrazio Radio Mater per il
consenso immediato) tutta dedicata a Charlie Gard: Costanza Miriano ci ha
aiutati a ribaltare la prospettiva. L’Italia non è il fanalino dell’Europa sui
diritti, ma un faro di civiltà in un’Europa anestetizzata, stanca, annebbiata
da un’ideologia antiumana.
sabato 1 luglio 2017
Charlie Gard, tu salvi il mondo
Guardare questa foto è come essere attraversati da un’enorme
flusso d’amore. Una mamma, Connie, veglia accanto al letto del suo piccolo,
Charlie. Purtroppo a Charlie è stata diagnosticata una malattia gravissima, ad
oggi inguaribile. Ma non incurabile. E Connie, come solo una madre sa fare,
avvolge il suo bambino nelle fiabe, nelle luci fatate, nell’affetto e nella
vicinanza. Il tempo sembra sospeso, persino la malattia è costretta ad
abbassare la sua voce arrogante.