Curando lo speciale per la visita di Papa Francesco a
Milano e alle terre lombarde di sabato 25 marzo, pubblicato su “la Provincia
Pavese” di domenica 19 marzo, ho avuto modo, tra le altre cose, di fare un
salto nel passato per raccontare gli incontri di Pavia con i Papi. Dovete sapere che Pavia ha avuto la possibilità di accogliere due giganti: San Giovanni Paolo II
e Benedetto XVI. Non ho vissuto la visita del Papa polacco, oggi santo: non ero
ancora nato. Ma ricordo con grande emozione la visita di Papa Ratzinger nel
2007, in particolar modo il suo saluto ai giovani in Piazza Duomo la sera del 22 aprile.
Ho avuto la possibilità in questi giorni di immergermi nell’atmosfera di
quei giorni grazie alle copie originali de “la Provincia Pavese”, “il Ticino”, “L’Osservatore
Romano” e “Avvenire”: testimoni oculari di giornate indimenticabili. Aspettando
il 25 marzo quindi, un piccolo regalo dallo speciale de “la Provincia Pavese”...
«(…)
Per l’occasione della mia venuta nella diocesi a ricordare il quarto centenario
della morte di san Carlo Borromeo, non poteva mancare una visita a questa alma
città, che è stata uno dei poli dell’azione pastorale e del programma
evangelicamente innovatore del grande santo.
Sono lieto, perciò, di trovarmi oggi a Pavia che, tra i
molti suoi titoli di merito, ne possiede uno che voglio sottolineare nel
presente incontro come una costante della storia del suo popolo: lo stretto
vincolo, cioè, tra fede cristiana e progresso civile. Pur trovandosi a pochi
chilometri di distanza da una metropoli come Milano, Pavia è riuscita a
svolgere un vigoroso ruolo di protagonista. Nei lunghi secoli del suo glorioso
passato, infatti, la vostra città è stata sempre, sotto vari aspetti, centro di
attrazione a largo raggio.
Centro politico, prima di tutto, fin dai secoli lontani
del basso Medioevo, quale capitale di un nuovo regno, a più riprese, quando,
crollata l’unità dell’impero romano, dai valichi delle Alpi scese il popolo che
ha dato nome a tutta la regione. Dopo alterne vicende di eclissi e di
rinascita, come avviene nel cammino di ogni popolo, Pavia rifulse di nuovo
splendore nel periodo comunale, quale centro di straordinaria prosperità
agricola e commerciale, di cui restano a testimonianza i monumenti civici, e poi
con i più moderni insediamenti industriali.
Centro culturale di eccezionale
livello, noto nel mondo fin dal primo millennio e illustrato da una lunga serie
di docenti antichi e moderni. Le vostre piazze e le vostre vie cittadine sono
ancora ricordo e risonanza di nomi famosi nel campo delle lettere, delle
scienze, della filosofia, della medicina, della legge, delle arti liberali.
Attività culturale ininterrotta, che esprime la sua vitalità anche con la
fioritura dei suoi collegi universitari.
Ma la vostra è anche una straordinaria storia religiosa,
che ha scandito la vostra storia civica e sociale con ritmo propulsore. Ne sono
viva testimonianza le bellissime e numerose chiese romaniche. Già nel 1300, per
una popolazione di ventimila anime, se ne contavano fino a centotrentacinque,
segno della convinzione che, senza Dio, non si costruisce la città terrena a
servizio dell’uomo. (…)» (dal discorso di Papa Giovanni Paolo II agli abitanti di
Pavia, Piazza Castello (Pavia), sabato 3 novembre 1984)
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