<<In questo
grande giorno di festa, mi piacerebbe fare alcune domande a “il Ticino”.
Sedermi accanto a lui, sui gradini del Duomo, in una mattina soleggiata ma
cristallizzata da una leggera nebbiolina fredda, pungente. Pavese insomma. E
qui, mentre la quotidianità scorre, ascoltare le storie più affascinanti che
sono state impresse sulle sue pagine. Ce ne sono tantissime che io ancora non
conosco!
Caro Ticino,
che da più di un secolo sei testimone, custode e sentinella degli avvenimenti
della nostra Pavia, hai avvertito anche tu il rombo tremendo della nostra torre
civica che crollava? Hai sofferto con noi per la chiusura del Duomo? Dove hai
trovato il coraggio, nei momenti più difficili della guerra, di arrivare
comunque in edicola, seppur con le pagine bianche? Hai tremato anche tu quando
il ponte è stato bombardato? E quanti avvenimenti storici per la nostra Chiesa
pavese hai raccontato! Due Papi hanno visitato la città dalle cento torri e
dalle centotrentacinque chiese, la nostra splendida Pavia, che anche sulle tue
pagine è stata descritta e amata in modo speciale da Mons. Cesare Angelini,
cantore della bellezza pavese.
Sono dieci
anni che è uscito il mio primo articolo su “il Ticino”, avevo solo quindici
anni, ma ero già un appassionato lettore. Oggi sono in festa come lettore,
collaboratore, pavese. Grato a “il Ticino” per il suo impegno nel farsi ponte
fra la Chiesa universale e la Chiesa locale, nel racconto continuo di una
comunità che dietro l’apparente freddezza è profondamente innamorata della sua
storia e, anche quando non sembra attivamente partecipe, tutto osserva e
registra.
Oggi il mondo
al quale “il Ticino” parla è radicalmente trasformato. E’ cambiata la società
ed è cambiato il mondo dell’informazione. Ma non dobbiamo avere paura delle
nuove sfide: “il Ticino” è una presenza amica, è memoria storica della nostra
Chiesa, della nostra città. In un mondo sempre più globalizzato e digitale,
l’antidoto all’anomia è anche nella ricchezza della storia locale, nella fede
raccontata attraverso piccoli gesti quotidiani, nel riconoscimento dell’altro
come fratello, come compagno di viaggio sulla stessa barca, anzi… Sullo stesso
barcè. Tanti auguri, caro Ticino, e altri 125 di questi giorni!>>
("il Ticino: custode e sentinella di Pavia", di Giacomo Bertoni, articolo apparso su "il Ticino" di venerdì 18 novembre 2016, anno 125, n. 43)
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