“Obbedire è meglio. Le regole della compagnia dell’agnello.”
Obbedire è meglio? Oggi? Con l’infinita gamma di possibilità di scelta nella
quale possiamo spaziare? Ogni giorno, volendo, possiamo inventarci un nuovo “io”.
Possiamo lasciarci guidare dalle emozioni, dal “cogli l’attimo”, dal “lascia
tutto e cambia vita”, e saremmo forse anche guardati con ammirazione, perché tutto
ormai spinge verso questa rappresentazione dell’uomo. Una sorta di umanesimo
deviato, che rischia di arricciarsi su se stesso come un filo del telefono che
finisce col diventare troppo corto, e quando alzi la cornetta ti ritrovi sulla
guancia la tastiera. Perché scrivere nel 2015 che obbedire è meglio? Va bene,
sarò sincero, oltre alla stima che ho per Costanza Miriano, giornalista
brillante e coraggiosa, ho acquistato il libro per il sottotitolo. Chi ha amato
la compagnia dell’anello non può restare indifferente.
Però la riflessione
iniziata prima è vera, ed è nata proprio ieri notte (se Costanza Miriano scrive
di notte, io leggo di notte, unico momento che rimane libero per la lettura di
libri di piacere), nelle ore in cui ho
divorato il libro. Se davvero, a fronte di questa propaganda
individualistico-emozionale, noi scegliessimo di obbedire? Ma non alle nostre
emozioni, perché spesso le nostre emozioni sono plasmate da altri, ispirate da
un miraggio, a volte addirittura ideologizzate. A fronte dei tanti “se fossi
andato…”, “se quella sera avessi fatto…”, “se non avessi perso quel numero…”,
dobbiamo alzarci e dire no. No a questo passato delle possibilità perse che
sembrano aspettare solo noi. Noi siamo qui, ora. Schiacciati da mille paure e
difficoltà. Ma forse la ricetta giusta per superarle è obbedire a ciò che siamo
realmente.
Sartre parla di “malafede” quando qualcuno immagina sempre di
essere qualcun altro, ecco, oggi la malafede è spesso innalzata come esempio.
Vogliamo rivoluzionare il mondo, ma spesso questa grande rivoluzione è solo una
scusa per scappare da ciò che siamo realmente, dalla nostra famiglia, dalla
nostra quotidianità, dai nostri studi. Eppure, e Costanza Miriano ce lo
racconta con uno stile coinvolgente e spiritoso, questo fuggire continuamente
verso una meta (che spesso inconsciamente sappiamo essere irraggiungibile) non
ci porta la felicità. Felicità che possiamo trovare nella nostra quotidianità,
nel donarci all’altro fingendo di non sentire le maldicenze, le bugie, le
cattiverie. Nel riconoscersi infinitamente amati e guidati da Chi tutto sa. E
tutto questo è possibile senza prendersi troppo sul serio, perché in famiglia
ci si può scontrare, ma alla fine la famiglia resta quel posto sicuro nel quale
tutti possiamo rifugiarci per recuperare le energie perse nel mondo. Molto
interessante poi lo spunto di riflessione sul lavoro femminile: “c’è chi chiede
le quote rosa, noi vogliamo il lavoro rosa”.
Una lettura brillante, un’autobiografia
avventurosa, una riflessione controcorrente, una ricarica di speranza. Spero di
essere anche io sulla buona strada nel costituire la “mia” compagnia dell’agnello.
“Giornali e film descrivono la famiglia come un luogo
tristissimo, di oppressione. Secondo me la famiglia è soprattutto un posto
divertente, e molto ragionevole. Ed è l’unico sistema in cui, a differenza del
resto delle situazioni, si fa il tifo perché vinca l’altro.” (“Obbedire è
meglio. Le regole della compagnia dell’agnello”, di Costanza Miriano, Sonzogno
Editore)
chissa', forse un po' la "Compagnia dell'Agnello" pensiamo di costruirla... ma in realta' in essa si viene attirati... (appunto personale: un saluto a Pavia, dove -abitando causa lavoro dal '73 al '76- sono stato "attirato"; e un saluto all'amico -da allora- Piersandro Assanelli.
RispondiEliminaf.to MauriZio Perfetti - Roma - www.collactio.com www.orientecristiano.it