Stavo
passeggiando per Aosta, dopo aver visitato una bella mostra sul fotografo Pepi Merisio ("Il Gioco", a cura di Raffaella Ferrari e Daria Jorioz, presso il Centro Saint-Bénin), quando mi sono imbattuto in un negozio di dischi. Non ho resistito: mi
sono immerso fra dischi, dvd, musicassette, alla ricerca di qualche bella
canzone che ancora manca sulla mia montagna (sempre più pericolante) di cd. I
prezzi erano incredibilmente bassi, ma ecco che scoperta l’amara verità: è in
corso una svendita. Tra qualche tempo questo negozio chiuderà per sempre, per
lasciare il posto al punto vendita di una grande catena.
Le cause di questa
chiusura? Tanta musica rubata via internet? I prezzi scontati dei più grandi
punti vendita? Le nuove tecnologie che ora propongono anche la musica in file?
Io credo si tratti di una lunga serie di concause, che ci hanno spinti a
dimenticare la bellezza del rapporto con i piccoli negozianti, l’importanza
dell’esperienza e della qualità che si può trovare in chi svolge il suo lavoro
per passione da una vita intera.
E’
indubbio però, che fra queste cause ve ne sia una che ultimamente sta facendo
cambiare molte cose nella nostra vita: la massificazione dell’uso degli ultimi
gadget tecnologici. Con la diffusione di i-phone, tablet e smartphone, ogni problema sembra trovare una
soluzione. Con un clic. Vuoi acquistare qualcosa? Fallo dal tuo smartphone! Vuoi leggere qualcosa?
Fallo dal tuo e-reader! Vuoi ascoltare della musica? Fallo dal tuo tablet! Vuoi
leggere un giornale? Fallo dal tuo i-phone! Etc, etc…
A volte mi ritrovo a sorridere
mentre scrivo un appunto su uno scontrino in mezzo a persone che chattano,
fanno shopping, navigano e magari si preparano anche un caffè, semplicemente
scorrendo le dita su schermi magici. E ancora di più mi ritrovo a sorridere
pensando alla velocità con la quale si sono diffusi e si stanno diffondendo
questi gadget: nel giro di pochi mesi, con la nascita di questa moda, è
diventato vitale possederne uno. Più che una moda, un’isteria collettiva.
Ma chi
ci guadagna? E’ davvero un risparmio collettivo rispetto al cartaceo, ai
dischi, etc…? Facciamo due conti. Nel 2012 Apple ha avuto profitti globali per 41,7 miliardi di
dollari. Apple Retail Italia, nello stesso anno, è passata da vendite per 127
milioni di euro, a 250 milioni di euro. Eppure, nonostante questi
incredibili fatturati, la società ha registrato un rosso ante-imposte di 11,5
miliardi di euro. Risultato? Niente soldi versati al fisco italiano, anzi,
maturazione di un credito di 2,5 milioni verso l’erario. Forse è andata un po’
meglio dalle altre società controllate da Apple Italia: qui il fisco italiano
si è visto versare 3 milioni di euro.
Ma a
fronte di quali fatturazioni? 2 miliardi di euro. Grazie a un sofisticato lavoro
di ottimizzazione fiscale, quindi, all’Italia non torna indietro praticamente
nulla di queste masse incredibili di denaro (dati riportati da “Il Sole 24
ore”, 14 agosto 2013). Sono già stati fatti molti passi in direzione di una
rottura della catena comprendente editori-autori-illustratori-tipografi-corrieri-agenti-librai-negozianti,
mettendo in pericolo posti di lavoro e varietà di pensiero ed espressione. Ma
siamo sicuri di aver scelto la strada migliore?
No no, io ho provato a leggere su tablet e su e-reader, ma proprio non ce l'ho fatta! Dopo dieci minuti mi lacrimano gli occhi e se leggo per ore intere mi viene un forte mal di testa. Certo, il risparmio per il lettore è evidente: 1 euro un e-book contro 12 euro la versione cartacea. Ma a lungo andare, ne vale davvero la pena? Secondo me no! :)
RispondiEliminaSecondo il mio punto di vista, questi cambiamenti tecnologici si ripercuotono anche in ambito culturale sulle nuove generazioni. Mi spiego: la lettura di un libro, di qualunque tipo esso sia, ci stimola alla cusiosità, allo stupore, all'ironia e rende il nostro bagaglio culturale semnpre piu ampio ed approfondito.
RispondiEliminaCon queste nuove tecnologie i giovani di oggi, ed è sotto gli occhi di tutti, si standardizzano in una massa informe ed incolore di automi fondendo il loro cervello davanti a schermi luminosi e riducendosi a pochi interessi: discoteca, droga e alcol.
Ovviamente tutto ciò è manna per le grandi imprese che si occupano di queste nuove tecnologie. Strateghi egregiamente addestrati attraggono il giovane gregge verso di sè con fantasmagoriche ed avveniristiche scoperte che riducono la "fatica" di mettersi a leggere un libro. E siccome questa è anche l'epoca della comodità, il risultato è che quel piccolo negoziante di Aosta, come purtroppo tanti altri, finirà col soccombere a questi colossi manipolatori di menti umane.
Compriamo i libri ragazzi, solo così avremo una mente aperta e libera. Non lasciamoci rubare la nostra libertà.
Analisi meritevole di attenzione, senza dubbio basata su un certo grado di verità. Ma quali proposte? Quale reazione? Quali scelte fare di fronte a così grandi difficoltà? Urgono risposte...
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