Non ho fatto neanche in tempo a rattristarmi perché ero rimasto senza fiaccola, che una bambina mi ha picchiettato su una gamba, porgendomene una… Era piccolissima, stava appena in piedi, ma c’era, con i suoi genitori, sfidando freddo e fatica. Un grande senso di calore, calore umano, calore spirituale, che ci accomunava. Eravamo tanti, diversi magari nelle scelte di vita, nel pensiero politico, nell’età, ma accomunati dal desiderio di dire no. No alla violenza, no all’indifferenza, no alla superficialità. Ma no anche ad un finto buonismo, no al fingere accoglienza per ottenere qualche voto o qualche favore, ma solo a patto che tutto avvenga lontano da casa mia. Siamo scesi per le nostre strade in silenzio, illuminando con mille candele il percorso che Sebastian faceva ogni giorno (Ticinello, stazione, Casa del Giovane…) per rivendicare l’amore che proviamo per la nostra città, ed il netto rifiuto che opponiamo a qualsiasi forma di violenza. Vogliamo costruire una città solidale, che sappia guardare al futuro con speranza; per fare questo è necessario prima di tutto il rispetto, il rispetto vero del valore di ogni persona.
L’accoglienza deve sempre essere unita al dialogo ed alla presa di distanza dalla violenza e dall’infrangere le regole; con queste basi, solo con queste, sarà possibile davvero far splendere le nostre città e guardare al futuro con un sorriso, convinti di poterlo costruire con mattoni migliori.
Ieri abbiamo detto no alla violenza. Questo no è per sempre.
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