“…Roma, guerriglia urbana, Roma inferno, Roma paura in strada, Roma più di 70 feriti…” La lista dei titoli che non vorremmo più sentire in televisione né leggere sui giornali può durare all’infinito. La nostra capitale è stata devastata ancora. Oltre ai feriti, molti anche tra le forze dell’ordine, questa terribile manifestazione di violenza lascia come eredità un milione di euro di danni.
Ieri a Roma, da via Cavour a piazza San Giovanni, nel giro di poche ore, si è scatenato l’inferno. Un inferno fatto di bombe carta, sanpietrini staccati dalla pavimentazione della strada, cartelli stradali divelti a forza, vetrine sfondate e macchine date alle fiamme. Un inferno animato da alcune centinaia di delinquenti, che hanno saputo oscurare (e mettere in serio pericolo) le decine di migliaia di “indignati”, provenienti da tutta Italia, che volevano lanciare un messaggio pacifico di rinnovamento politico e sociale.
Ancora una volta i protagonisti sono stati pochi giovani incappucciati, o nascosti da caschi per motociclisti, il cui unico obbiettivo è distruggere qualsiasi cosa incontrino sulla loro strada.
Desidero fortemente (come tanti miei coetanei) un rinnovamento sociale, un cambiamento. Aspetto con trepidazione e mi impegno affinché un vento nuovo, più giovane e serio, possa spazzare via le brutture di una politica vecchia e corrotta. Ma rabbrividisco nel vedere nuvole di fumo nero, che si alzano per le vie di una capitale che racconta anche la mia storia.
Uniamoci per scrivere le prime pagine del nostro futuro; mettiamo la nostra faccia e la nostra firma sulle speranze del nostro Paese. Chi distrugge senza umanità, nascondendosi dietro ad un casco, non rappresenta nulla all’infuori di un’anarchia malata e caotica, deficiente di rispetto, senso civico e desiderio di cercare il bene degli altri.
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