Proprio in questi giorni il libro di ricette “Benvenuti nella mia cucina” di Benedetta Parodi, la conduttrice del seguitissimo “Cotto e mangiato”, sfiora i due milioni di copie vendute, sbaragliando la concorrenza di Eco, Ammaniti etc… Subito spuntano come funghi le polemiche, con accuse alla Parodi di aver “tolto” lettori ad Eco e agli altri grandi che escono vinti da questo confronto.
Prima di dire il mio pensiero su questa vicenda voglio riportare una frase della “ladra di lettori”, prese da un’intervista a “Oggi”: “La cucina è cultura, tradizione. Le mie ricette non tolgono copie al romanzane di Umberto Eco e spesso mi compra gente che non ha mai aperto un libro.”
Già, è stata proprio questa la sua fortuna: a comperare il libro sono state moltissime persone che cercavano semplicemente le sue ricette, di facile realizzazione anche in pochi minuti. In realtà, hanno scoperto che “Benvenuti nella mia cucina” non è un semplice elenco di ricette, bensì un piccolo diario della giornalista che annota e racconta le sue giornate, le occasioni per le quali prepara un determinato dolce e così via… I lettori hanno così scoperto un libro-diario utilissimo in cucina e divertentissimo in salotto. Io stesso, pur avendo le mensole travolte da Manfredi, Pilcher, Modignani, Gruber, Cronin etc, ho chiesto per Natale il libro della Parodi.
Giunti a questo punto occorre chiedersi il perché di tante polemiche: invidia? No, è troppo. Però… Com’è possibile che si consideri “concorrenza” un libro di ricette-diario, nato sull’onda del successo di un breve programma di cucina su Italia1, per un romanzo come quello di Umberto Eco? Certo, è desolante che i grandi libri dei grandi nomi vengano battuti così facilmente, però bisogna anche ricordare che, in un paese dove il Grande Fratello fa 7 milioni di telespettatori, è difficile che “Il cimitero di Praga” di Eco ne faccia 14…
Questo risultato quindi non ha fatto altro che mostrare un Paese dove i grandi nomi della letteratura perdono sempre più importanza: non è certo un dato incoraggiante. Secondo me comunque, finchè si parla di un libro che vende molto, qualcosa di cui gioire c’è.
E poi, chi ci assicura che leggendo “Benvenuti nella mia cucina” non nasca anche il desiderio di provare un romanzo impegnato?
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