domenica 28 luglio 2013

Papa Francesco: da Rio i primi mattoni per costruire un mondo nuovo... Con i giovani!

Ho fatto un sogno: una spiaggia famosa, ritratta in mille cartoline. L’ho vista alla televisione. E’ una delle spiagge più belle del mondo, il tempio del sole e del divertimento più sfrenato. Guardando bene, strabuzzando gli occhi, mi rendo conto che c’è qualcosa di strano. I granelli di sabbia sono in realtà persone. Giovani. Milioni. Una folla, anzi, una comunità, che nessun cantante, nessuno scrittore, nessun attore potrebbe mai radunare da solo. Ma ecco un piccolo puntino bianco, illuminato da luci splendenti, che arriva con umiltà, bussando alla porta per entrare. E la spiaggia diventa un’onda di entusiasmo che tutto travolge ma non per distruggere, bensì per purificare, rinfrescare, dissetare. Sul palco, bianco e colorato allo stesso tempo, ecco vescovi da ogni parte del mondo che ballano, alzando le braccia verso un cielo che non è mai sembrato così vicino. Ma ancora il sogno non è finito. L’uomo vestito di bianco prende la parola, ed affida ai giovani un compito impossibile: costruire il futuro, non perdere la speranza, prendersi cura degli altri e del Creato.


(foto di corriere.it)



Come possiamo assolvere un compito di tale portata? Prendendo sottobraccio gli anziani, lasciandoci guidare dalla loro saggezza e dalla loro salda esperienza. Ma neanche adesso il sogno accenna a svanire. Francesco, questo Papa venuto dalla fine del mondo, si muove con le braccia aperte in questa grande umanità. Sono milioni le voci che lo chiamano, milioni le richieste, le suppliche, milioni le diversità delle vite, miliardi i battiti di milioni di cuori. Eppure, quando la stanchezza sembra chiedere una pausa, ecco un nuovo bambino che chiede una carezza, ecco un giovane che chiede speranza. E il miracolo si compie ancora una volta. In quei gesti, in quei respiri, in quelle voci che all’unisono cantano gioia, c’è la chiave per portare a termine il nostro compito: costruire un mondo nuovo. 
I giovani a Rio: che grande magia! Senza proteste, scontri, provocazioni, insulti, hanno saputo chiamare gli occhi del mondo su di loro, invitandoci a partire. La meta? Ancora non la conosco. Ma so che non sarò solo.


(foto di laRepubblica.it) 


“Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che ci sia chiasso nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…, se non lo fanno diventano una ONG e la Chiesa non può essere una ONG. Che mi perdonino i vescovi ed i sacerdoti, se alcuni dopo vi creeranno confusione. E’ il consiglio. Grazie per ciò che potrete fare. Guardate, io penso che, in questo momento, questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, sia andata oltre i limiti perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia e di una prassi di esclusione dei due poli della vita che sono le promesse dei popoli. Esclusione degli anziani, ovviamente. Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani; ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare, non li si lascia agire. E l’esclusione dei giovani. La percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego, è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro. Questa civiltà, cioè, ci ha portato a escludere i due vertici che sono il nostro futuro. Allora i giovani: devono emergere, devono farsi valere; i giovani devono uscire per lottare per i valori, lottare per questi valori; e gli anziani devono aprire la bocca, gli anziani devono aprire la bocca e insegnarci! Trasmetteteci la saggezza dei popoli!” (dal discorso di Papa Francesco ai ragazzi argentini del 25 luglio 2013, Rio de Janeiro)  
 

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